“HOMO SAPIENS: un percorso verso la razionalità”
Conferenza Prof. Domenico Lenzi, Unisalento
28/04/2022, ore 17.30
La conferenza si terrà su Google Meet al seguente link: https://meet.google.com/edy-egqo-bgb
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Agli inizi del millennio Roy Britten, del California institute of technology, utilizzando una tecnica da lui approntata, ha calcolato che l’Homo sapiens condivide con lo Scimpanzé il 95% del patrimonio genetico; una condivisione iniziata milioni e milioni di anni fa.
Le caratteristiche tipiche dei Sapiens iniziarono a organizzarsi tra i 100 e i 300 mila anni a.C, quando i nostri progenitori presero a sostituire a poco a poco i rumori prodotti con la bocca con dei suoni orali organizzati. L’oralità ha favorito lo scambio di esperienze tra umani, facilitando analisi critiche che hanno prodotto, tra l’altro, la presa di coscienza della nozione di numerosità, che rappresenta la soglia della generalizzazione, nel senso di andare oltre casi particolari concreti (“due più tre”, al di là di “due dita più tre dita” o “due palline più tre palline”) riconoscendo situazioni che sono riconducibili le une alle altre e perciò possono essere trattate unitariamente.
La generalizzazione è un concetto che ha avuto una significativa sistemazione nella logica aristotelica dei sillogismi, fondamentale per l’impostazione di ragionamenti rigorosi e quindi per l’acquisizione della razionalità, che ha come caratteristica fondamentale quella di trattare situazioni di carattere generale, pur traendo origine da particolari modelli concreti.
Accanto a Roy Britten, è da ricordare Heinrich Haeckel, biologo, fisiologo e filosofo tedesco, che nella seconda metà del 19° secolo formulò una fondamentale legge biogenetica sull’evoluzione dell’embrione, che si rifaceva alla teoria darwiniana dell’evoluzione. Haeckel affermò che un embrione si sviluppa ripercorrendo le fasi evolutive della sua specie [filogenesi], e ciò fu da lui espresso col noto aforisma “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”.
Le attitudini e gli istinti ereditati filogeneticamente da un individuo [la sua “memoria di specie”], si attivano tanto più spontaneamente quanto prima il loro percorso evolutivo è iniziato nel tempo. Ma gli istinti e le attitudini che caratterizzano l’Homo sapiens – filogeneticamente più recenti rispetto al nostro passato di ominidi – hanno bisogno di sollecitazioni e di guida pressoché immediate. Le potenzialità linguistiche e quelle aritmetiche sono state trasmesse di generazione in generazione, fino a costituire un fondamentale patrimonio istintuale dei nostri piccoli fin dalla nascita, e preme inconsciamente nella loro mente. Però questi istinti andrebbero soddisfatti quanto prima, altrimenti può insorgere una sensazione di frustrazione che può portare a forme autistiche e a difficoltà di apprendimento. Inoltre lo “Scimpanzé sapiens” che è in noi finirebbe per prevalere – con le sue pur pregevoli qualità – sull’Homo sapiens, rendendo difficoltosa l’acquisizione delle caratteristiche che distinguono quest’ultimo dagli scimpanzé.
Da piccoli, si è in grado di acquisire via via i suoni della lingua materna e ogni altra lingua in cui si sia immersi. Ma ciò comporta un’enorme fatica. Il bimbo prima di tutto prende coscienza delle piccole pause che separano una parola da un’altra; poi riesce a percepire le pause più brevi che spezzettano le parole. Egli non ne capisce il significato, ma l’istinto linguistico lo porta ad adattare l’apparato fonatorio in modo tale da riprodurre i suoni orali percepiti. Però in tutta questa fatica, sollecitata dalle voci in cui è immerso, il bambino si trova di fatto isolato per molti mesi. Ed è costretto a trascurare l’istinto numerico, che pure preme in lui.
A questi inconvenienti si può ovviare sin dalla nascita, favorendo nel bimbo la coscienza di sé attraverso parti significative del suo corpo. Perciò si toccherà più volte la sua testa pronunciando lentamente la corrispondente parola, con la piccola pausa che la suddivide: te/sta. E presto l’istinto linguistico lo porterà capire che la parola pronunciata è il nome della parte toccata. La stessa cosa si farà con la parola “bocca”, però avendo presente che in tal caso la segmentazione naturale non è la suddivisione in sillabe, bensì la suddivisione bo/cca. E ciò vale anche per co/llo, pa/ncia … . Quindi si passerà a parti del corpo accoppiate: o/cchio – o/cchio, gua/ncia – gua/ncia, ma/no – ma/no … . Ogni volta toccando entrambe le parti.
Al momento opportuno si inseriranno i primi numeri e si dirà: « Una te/sta, un co/llo, una bo/cca, … »; quindi: « uno e due o/cchi, una e due gua/nce, una e due ma/ni, una e due ga/mbe … »; però invertendo, raddoppiandolo, il conteggio delle parti caratterizzate da duplicità, affinché il bimbo avverta che si termina sempre col “due”.
In tal modo si realizzeranno le prime fasi del percorso che porterà alla razionalità.