La scelta delle discipline è stata compiuta sulla base dei recenti dati delle neuroscienze che dimostrano che la piena padronanza della lingua madre, la matematica e le scienze sono essenziali e complementari nella costruzione del pensiero. Tale scelta è anche in linea con la tradizione didattica della nostra scuola che le ha, da sempre, individuate come discipline chiave per la costruzione della cultura nel nostro Paese. Esse inoltre sono alla base di tutti i progetti di rinnovo della didattica che si stanno svolgendo in questi anni in molte nazioni di alta sensibilità culturale. Naturalmente perché l’insegnamento possa essere efficace e raggiungere i suoi scopi la trattazione di queste discipline non deve essere costretta e confinata alle singole discipline ma deve coprire anche ambiti interdisciplinari nei quali si dia spazio ad una interazione tra docenti e oggetti di studio per una visione complessiva della realtà.
Per tutte le discipline si propone di utilizzare il metodo laboratoriale inteso non solo come attività da eseguire con gli studenti in un aula attrezzata, ma soprattutto come momento in cui lo studente impari a progettare e condurre osservazioni sperimentali e linguistiche sugli oggetti, ne sappia interpretare i risultati, formuli semplici previsioni e congetture e si avvii all’ argomentazione logica; in breve un metodo che sviluppa attenzione, capacità critica, osservazione e comprensione delle attività umane che sono i presupposti che stanno alla base dell’educazione di un cittadino colto. Questo metodo normalmente chiamato IBSE – Inquiry Based Science Education- è ampiamente diffuso con successo in tutto il mondo e si applica molto bene a tutte le discipline da noi scelte. Le nostre esperienze finora maturate vanno anche in questa direzione. L’applicazione della metodologia e degli oggetti da studiare deve ovviamente variare durante il percorso degli studi tenendo conto delle capacità di apprendimento degli studenti.
Le critiche più frequenti che si muovono al metodo laboratoriale è che esso non sia compatibile con i programmi scolastici attuali, che produca una conoscenza a macchie di leopardo, che esiga troppo tempo e che la sua resa non sia confrontabile con l’insegnamento con il metodo diretto, più dogmatico, con la presentazione di fatti, regole ed enunciati già dirozzati e pronti per essere memorizzati.
Sono stati fatti molti esperimenti, non criticabili da un punto di vista sperimentale, su questi punti, in diversi paesi con culture diverse e sempre si è potuto osservare che il metodo laboratoriale conduce a risultati migliori del metodo classico diretto sia nei test di logica che nei test classici normalmente utilizzati nella scuola per la valutazione degli studenti. Certamente esso implica uno sforzo di preparazione e di applicazione da parte degli studenti e degli insegnanti superiore al metodo diretto. Non tutta l’attività didattica deve svolgersi con questo sistema in quanto, una volta attuato per alcune parti, esso si riverbera positivamente anche sulle altre parti anche se insegnate col metodo diretto.
Vi è quindi una stimolazione crociata tra i due metodi e la sensibilità didattica dell’insegnante saprà indicare per quale argomento è meglio un metodo o l’altro. La didattica laboratoriale, almeno per le scuole secondarie di 2°livello, si gioverebbe molto della possibilità di far lavorare studenti ed insegnanti in un vero laboratorio e il progetto vuole stimolare la diffusione di laboratori comuni agibili da più scuole mettendo in comune protocolli di laboratorio interessanti e facili da riprodurre.
Nelle scuole superiori sarà utile anche avere dei momenti di approfondimento culturale sugli ultimi avanzamenti delle scienze e della letteratura in modo da fornire agli insegnanti una visione moderna e dinamica soprattutto a livello scientifico e per quanto riguarda i rapporti tra scienza, cultura e società. In questi approfondimenti sarà necessario fornire agli insegnanti anche gli strumenti opportuni per un più facile trasferimento di questi aspetti nella classe.
Dallo scorso anno sono stati avviati in alcuni Poli dei progetti sperimentali dedicati ad alcuni aspetti importanti dell’insegnamento scolastico e che sono in evoluzione o che non trovano spazio negli attuali programmi. Se l’esperimento avesse successo e fosse sostenibile da un punto di vista delle risorse umane ed economiche essi potranno essere riproposti anche in altri Poli. In particolare segnaliamo i corsi di Economia per le scuole di primo grado (Bari, Milano) e quelli sulla cultura ed educazione digitale che si svolgono a Roma, Milano, Napoli, Brescia. Questi ultimi corsi saranno preceduti da approfondimenti che portino gli insegnanti a sviluppare al meglio le possibilità didattiche degli strumenti digitali per una didattica a distanza resasi necessaria in tempi di pandemia.